Vernacolese

venerdì, dicembre 21, 2007




Egregio Signor Ministro FIORONI,
non so se ha potuto leggere la mia prima lettera in cui parlavo di una scuola bisognosa di professionalità, ecco giunto il momento della mia rivincita. Da anni sapevo che i nostri alunni, prima o poi, avrebbero fatto flop, ma non per colpa loro, s’ intente. Come possiamo pretendee che uno studi se può programmare l’interrogazione con i professori, se l’altro sa che con 4 debiti non si viene bocciati ecc…. Il problema è la scarsa applicazione delle regole. PUNTO. BASTA RITORNARE A FARE I PROFESSIORI. BASTA CHE SI TRATTI L’ALUNNO COME MERITA, BASTA CHE IL PROFESSORE SIA PROFESSIONALMENTE ALL’ALTEZZA DEI TEMPI. Non altro. Lei ha dichiarato:
“Per la prima volta nella scuola italiana, così come prevede la Costituzione, sarà premiata l’eccellenza degli studenti tramite gare e competizioni che andranno dal livello cittadino a quello internazionale, un sistema che vuole stimolare le capacità e l’ingegno dei ragazzi italianil, la valorizzazione dell’eccellenza è uno strumento indispensabile per creare l’effetto-traino per tutti gli studenti, anche per i più difficili perché non è certo livellando tutti verso il basso che si stimola la crescita. Non la seguo Signor Ministro,
leggo e rileggo la Costituzione, ma non trovo il punto esatto in cui si dice che la scuola italiana deve essere fondata sulla competizione. Nell’articolo 34 leggo che la scuola è aperta a tutti, e quella parola - tutti - mi piace, mi sembra contenere un intero programma politico, e morale. Rileggo, ma questa visione della società (e conseguentemente della scuola) come competizione tra chi è più bravo e chi è meno bravo non la trovo.
Secondo il Suo ragionamento, premiare i più bravi significa stimolare i meno bravi. Si vede che Lei non ha mai fatto l’insegnante. La competizione ha l’effetto di rendere il più preparato, il più intelligente (o presunto tale) odiato dal resto della classe. Premiare i più bravi significa staccarli ulteriormente dagli altri, renderli ancora più antipatici, fare una scuola a due livelli e a due velocità. 
Non vedo, del resto, dove sarebbe la novità. La scuola è da sempre fondata sulla competizione. A scuola si mettono i voti, ed i voti dicono chi è più bravo e chi è meno bravo. Poiché a scuola, come in ogni contesto lavorativo, si trovano lavoratori in gamba ed altri meno in gamba, non è infrequente che qualche docente meno adatto al suo lavoro abbia atteggiamenti antipatici verso gli alunni meno bravi - i quali hanno, se non altro, la colpa di non aver apprezzato la qualità eccezionale del suo insegnamento. NOI abbiamo il sacrosanto dovere di accompagnare gli alunni nello studio e nel raggiungimento degli obiettivi prefissati, quindi LEI ancora si contraddice. In questa società, dove tutto è estremizzato, dove l’individualismo è senza freni, dove l’isola dei famosi fa scuola, non abbiamo bisogno, almeno nella SCUOLA di competizioni. Abbiamo bisogno di certezze, di aiuto, di rivalutazione della nostra professionalità, non di cambiamenti e stravolgimenti ogni governo che cambia, Signor Ministro. Forse potrei incominciare a essere stufo….
La ossequio. antonio.germino@ libero.it