Vernacolese

venerdì, gennaio 11, 2008

PECORARO: IL SOLO CHE RIDE
Da ministro dell’Agricoltura del governo Amato prese un toro per una mucca. Da ministro dell’Ambiente (governo Prodi) lanciò il celebre allarme: «Il riscaldamento globale dell’Italia è superiore di quattro gradi a quello del resto del mondo». E poi la pizza «patrimonio dell’umanità», il divieto del fumo nei parchi... Ad elencare le cretinate di Alfonso Pecoraro Scanio non si finirebbe mai. Però ora è tempo che la finisca lui. È tempo che tolga il disturbo.
Niente di personale, naturalmente. Anzi, da un certo punto di vista Pecoraro Scanio può essere annoverato tra i benefattori dell’umanità. Nessuno come lui, infatti, ha gettato e getta tanto discredito (e tanto ridicolo) sul movimento ecologista in generale e sui Verdi in particolare, facendogli perdere quella credibilità che consentì all’uno e agli altri di arricchire e far carriera. Se fosse un uomo, si sarebbe già dimesso. Questione di dignità, il rispetto che portiamo a noi stessi.
Avrebbe dovuto avere il coraggio civile e politico di riconoscere che il suo fermissimo no all’inceneritore o termovalorizzatore di Acerra, i suoi digrignanti no a quattro nuove discariche lo fanno il primo responsabile della catastrofe ambientale campana. Se fosse un uomo, alle prime avvisaglie della crisi sarebbe corso a Napoli: cosa ci sta a fare un ministro dell’Ambiente che quando l’ambiente (oltre che la salute) è seriamente minacciato se la squaglia? Un ministro che non ci pensa due volte a volare (con seguito di una trentina di persone) a Bali, dicesi Bali, dove si starnazzava di mutamenti climatici e rifiuta di fare una capatina a Pianura, che pure è dietro l’angolo? Ma Alfonso Pecoraro Scanio non appartiene a quella razza d’uomini. E dunque rimane inchiavardato alla poltrona e si guarda bene dall’andare sul luogo del suo delitto. Continua a governare il Paese, cioè noi. Anche perché glielo consente quell'altro mamozio, Romano Prodi.